Il Gufo Rosa

Il Gufo Rosa
Sui libri digitali e non (e altre diavolerie)

26 settembre 2011

Gli eBook e le nuove professioni (di fede) - Parte I

«Ogni libro ha una sua storia» non si stanca di ripetere E. agli editori che le chiedono in quanti nanosecondi riuscirà a convertire – ebbene sì, adoperano questo termine dalle risonanze religiose – i loro libri in eBook. E lo afferma con la saggezza e la ponderazione di chi ha migliaia di impaginazioni alle spalle e una vita passata a perder gli occhi su vedove e refusi.

Ma E. non è una veterana dell’editoria: ha passato da poco il quarto di secolo, ha iniziato a lavorare in un mondo letteralmente scompaginato dal digitale, e mai avrebbe pensato di dover impersonare il ruolo di sacerdotessa laica della nuova religione digitale.

Così, di fronte alle domande incalzanti e ripetitive di editori che stanno muovendo i primi passi nel mondo degli eBook e che le esprimono tutte le loro perplessità, non si perde d’animo e cerca di spiegare i limiti e le potenzialità del formato ePub, cosa andrà irrimediabilmente perduto della resa grafica della loro produzione libraria e cosa invece sarà possibile riadattare nel nuovo formato; descrive loro quali sono le possibilità aggiuntive e evidenzia che – come il visionario tecnologo Kevin Kelly ha potuto recentemente constatare – nel passaggio dal libro all’eBook quasi nulla per il momento è automatico.

Alcuni interlocutori le risponderanno che loro si sono informati. No, non sono andati a leggere le specifiche dell’ePub 2 né quelle dell’ePub 3 indicate dall’International Digital Publishing Forum ma grazie alle loro accurate ricerche di mercato hanno scoperto che «le conversioni le fanno gli indiani», costano poco e le fanno alla svelta. Perché se di rito iniziatico si deve trattare, che sia breve, meglio ancora se brevissimo e dal costo irrisorio, e che, gattopardianamente parlando, cambi tutto per non cambiare niente.

A questo punto E. vorrebbe sbottare con una prolusione il cui incipit tuonerebbe:

- Ma che futuro pensa possa avere questo maledetto Paese? Che futuro pensa possa avere un Paese che demanda all’estero buona parte del lavoro di produzione che si nutre di competenze e conoscenze tecniche e anche, nel caso del libro, di vituperate competenze oserei dire artigianali. No, non mi preoccupa la disoccupazione che è pur sempre un sintomo, mi preoccupa l’impoverimento culturale e quella parolina tanto cara a politici e economisti delle più disparate sponde, quella parolina dal consenso bipartisan di cui si compiace ogni arringatore di elettorati: la COMPETITIVITÀ. Pensa che possa essere competitivo un Paese i cui investimenti in ricerca e sviluppo costituiscono una percentuale ridicola del PIL, le cui imprese investono altrettanto poco in formazione e che demanda all’estero buona parte della produzione di beni socialmente rilevanti?

Attimo di respiro, poi riprenderebbe:

- E gli umanisti poi… mi può gentilmente indicare quale avvenire si prospetta per migliaia di laureati provenienti da facoltà umanistiche in cui si ritiene che l’ECDL possa garantire sufficienti competenze informatiche di base per entrare nel mondo del lavoro, in cui raramente si insegna un linguaggio fondamentale come l’XML e i quali farebbero meglio a aspirare a fare gli astronauti piuttosto che sbattere la testa contro il muro dell’insegnamento? Andranno a occuparsi selvaggiamente di marketing, laddove la competizione si fa sempre più dura?

Il malcapitato interlocutore potrebbe restare atterrito dalla virulenza, del tutto giustificata ma ai limiti del demagogico, di questo discorso che eccede evidentemente i limiti del rapporto azienda – potenziale cliente mettendo quest’ultimo alla porta.

Potete star tranquilli, E. non proferirà neanche una parola delle domande che battono notte e giorno nella sua mente. Con toni ben più pacati e diplomatici ribatterà invece che gli indiani fanno sicuramente un lavoro di “conversione” encomiabile e a costi molto competitivi, ma che necessita poi di essere passato al vaglio di chi conosce la lingua italiana e ha maggiore sensibilità per ciò che concerne l’aspetto grafico. Lei consegna alla casa editrice l’eBook finito e rifinito, pronto per esser pubblicato e venduto negli store.

Continua... alla prossima puntata.

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